Una volta sposata, la moglie aveva il compito di procreare, restando chiaramente fedele al marito, doveva vegliare sulla famiglia e, in assenza del coniuge, gestire la casa. Limitandosi, però, alle funzioni di governante, poiché solo il marito aveva il diritto di amministrare il patrimonio familiare.
In teoria, la sposa non aveva nessun diritto di chiedere al marito come impiegasse il tempo che non passava con lei, né doveva sapere quale attività questi svolgesse, tanto meno poteva immischiarsi dei suoi affari. Come in passato, inoltre, non aveva il diritto di uscire di casa non accompagnata, e poteva solo affacciarsi dal balcone, ma mantenendo sempre un atteggiamento dignitoso e grave, di modo che i vicini non potessero pensare male.
Non doveva neanche truccarsi con nessun tipo di cosmetico, perché questo era indizio di malcostume e poteva attirare i “cacciatori di gonnelle”. Queste erano le direttive del tempo, che non prevedevano nessun tipo di distrazione, tranne forse qualche festa familiare ogni tanto (matrimoni o battesimi). Chiaramente queste direttive si riferivano ad un ideale, che non veniva necessariamente applicato alla regola. E’ anzi facile dedurre, che i costumi, in pratica, fossero ben diversi. Alcune testimonianze storiche ci riferiscono, infatti, di donne che si occupavano degli affari del marito, o che passavano ore a chiacchierare dal balcone con le proprie amiche, oppure, di mogli tranquillamente imbellettate. In realtà la condizione delle donne del XV secolo cambiò molto, rispetto ai periodi precedenti, e non smise di evolversi, verso una maggiore liberalizzazione della donna nella società italiana. Non che le donne non rimanessero ancora confinate nella casa familiare, ma vi fu un progressivo miglioramento della condizione femminile, anche se le più libere erano ancora le cortigiane.
Scena dal film” La leggenda di un amore” (Cenerentola – ambientato proprio nel periodo rinascimentale)
La vita pubblica
Vi fu poi un aumento dei matrimoni per amore, ed una maggiore valorizzazione della figura femminile nell’arte, cosa probabilmente dovuta ad una più assidua partecipazione delle donne alla vita sociale. Sono di questo periodo, infatti, molte poetesse, di cui la letteratura italiana del XVI secolo va fiera.
Pur restando politicamente, ed economicamente, ancora fortemente soggette agli uomini, si propagò un modello di socialità filo-femminile (a favore delle donne), grazie alla diffusione delle corti, che influì progressivamente sulla vita italiana. La donna era sempre, principalmente, una fonte di piacere per l’uomo, ma le dame rinascimentali iniziarono a intuire quali fossero le molte delle libertà degli uomini, e si incamminarono in un processo di lento, ma progressivo, ampliamento della loro funzione sociale.
Sono, infatti, di questo periodo anche alcune lunghe e noiose dissertazioni sull’eguaglianza dei sessi, che ci testimoniano come qualcosa avesse cominciato a muoversi, e come si stesse avvicinando la necessità di riconsiderare il concetto di donna, e del suo posto nella società.
Fonte: www.italiadonna.it